Turista insulta un Comune sui social: condannata
Nell’epoca dei social, in cui i leoni da tastiera si moltiplicano avendo il coraggio di dire ogni sorta di cattiveria celandosi dietro ad uno schermo, la giurisprudenza si trova sempre più spesso ad applicare la legge così da punire chi lede con le sue parole scritte l’integrità altrui con offese e ingiurie.
È il caso di una turista bresciana condannata a risarcire il Comune veneto di Rocca Pietore dopo aver insultato i suoi abitanti su Facebook.
Insulti social agli abitanti: turista condannata
Era il gennaio 2019 quando l’imputata, dopo aver passato del tempo nella località di Rocca Pietore come turista, aveva pubblicato un post su Facebook insultando gli abitanti del luogo, ritenendoli nullafacenti per non essersi ancora rimessi in sesto dopo il disastro che li aveva visti coinvolti. Facciamo un passo indietro: se il nome del paese non dice nulla a qualcuno dei lettori, le immagini di quei luoghi tornano a galla quando si ricorda che è uno dei paesi colpiti dalla devastante tempesta Vaia che nell’autunno del 2018 aveva colpito l’intera aera circostante causando danni enormi all’ambiente, ai boschi e alle zone abitate interessate. Le immagini di centinaia e centinaia di alberi riversi a terra spezzati dalla furia della calamità naturale, del resto, sono difficilmente cancellabili.
L’imputata, dopo aver fatto visita a quei luoghi, aveva scritto sul proprio profilo che i cittadini della zona erano una “popolazione di lazzaroni ed assistenzialisti” insultandoli direttamente chiamandoli “indegni, indecenti e «merde»”. Epiteti che, oltre ad essere del tutto gratuiti e privi di alcun fondamento, non erano affatto stati apprezzati né dagli abitanti, né dal presidente della Regione Veneto, né dal Comune interessato, tanto che il sindaco aveva deciso di citare la donna in giudizio chiedendo un risarcimento per i danni subiti.
La turista dovrà risarcire il Comune offeso
Un risarcimento che, su decisione del Tribunale competente, dovrà ora arrivare: il giudice ha infatti recentemente disposto una condanna pecuniaria di 11mila euro da corrispondere al Comune di Rocca Pietore. L’imputata dovrà anche pagare metà delle spese di giudizio sostenute dal Comune per la causa intentata nei suoi confronti in seguito alle offese subite.
La pena è risultata essere così severa anche in relazione al fatto che la donna, successivamente al primo post, ne aveva pubblicato un secondo nel quale immortalava una sua fotografia con espressione beffarda mentre guardava un’immagine avente come sfondo il territorio devastato dall’uragano Vaia, scrivendo a chiare lettere che, nonostante la minaccia di denunciarla da parte del Presidente veneto, lei “insultava ancora gli agordini”.
L’atteggiamento dell’imputata è stato inteso dal giudice come gesto capace di rimarcare “la coscienza e la volontarietà dell’azione di proferire insulti nei confronti della popolazione di quei luoghi e la consapevolezza che tali azioni avrebbero potuto avere conseguenze legali”.
Danneggiata la reputazione del Comune
Nella sentenza il giudice spiega chiaramente che “la diffamazione perpetrata dalla convenuta va a ledere il bene giuridico tutelato dell’altrui reputazione di coloro che in quel territorio vivono”, aggiungendo che “la sussistenza dell’elemento oggettivo dell’illecito non è in alcun modo scalfita dalla sussistenza di cause di giustificazione” considerato che “non vi è verità del fatto, od interesse pubblico alla vicenda che possa giustificare l’utilizzo di epiteti gravemente offensivi quali quelli utilizzati dalla convenuta, a maggior ragione laddove costei tenta di giustificare le proprie affermazioni sulla base del fatto che i danni dall’uragano Vaia non sarebbero stati ancora ripristinati, quando è notorio che quel territorio è stato particolarmente martoriato dal fenomeno”.
Ad essere danneggiati dalle gravi parole d’offesa della donna, così come evidenziato in sede di giudizio, sono tutti gli abitanti di Rocca Pietore “già comprensibilmente e gravemente turbati dalla distruzione conseguente alla tempesta Vaia” – si legge nella sentenza – “i quali, ancora memori di tale calamità naturale e delle conseguenti distruzioni che hanno interessato il territorio ed il tessuto economico, sono apostrofati come lazzaroni, nullafacenti, indegni, indecenti da una persona che poco dopo tale grave aggressione verbale si fa ritrarre sorridente davanti alle distruzioni dell’uragano”.
Ancora una volta la giustizia ci insegna che è molto bene pensare più volte a ciò che viene scritto sui social e diffuso su internet, perché le parole hanno un peso e da queste derivano importanti responsabilità, anche sotto il profilo giuridico.
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